Violenza sulle donne: partiamo dai bambini

“Ho domandato a una bambina: «Chi comanda in casa?». Sta zitta e mi guarda. «Su, chi comanda da voi: il babbo o la mamma?». La bambina mi guarda e non risponde. «Dunque me lo dici? Dimmi chi è il padrone». Di nuovo mi guarda, perplessa. «Non sai cosa vuol dire comandare?». Sì che lo sa. «Non sai cosa vuol dire padrone?». Sì che lo sa. «E allora?». Mi guarda e tace. Mi debbo arrabbiare. O forse è muta, la poverina. Ora poi scappa addirittura, di corsa fino in cima al prato. E da lassù si volta a mostrarmi la lingua e mi grida, ridendo: «Non comanda nessuno, perché ci vogliamo bene!»”

(Rodari, 1995)

Rispetto e voler bene

Si parla tanto di violenza sulle donne perché è doveroso farlo e anche noi che ci occupiamo d’infanzia riteniamo giusto dare un piccolo contributo attraverso una riflessione, che la ricorrenza della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, che cade il 25 novembre ci porta a fare, partendo da un punto di vista diverso: i BAMBINI.

Riteniamo assolutamente indispensabile che per evitare negli adulti comportamenti violenti, di sopraffazione, di non rispetto sia necessario iniziare dai piccolissimi.

Iniziare impostando relazioni sane basate sul RISPETTO delle persone, siano esse di genere maschile o femminile. Basate sul vero significato del VOLER BENE, nel senso di accettare l’altro nelle sue differenze, nella sua unicità, nel dare a tutti la possibilità di sviluppare le proprie risorse interiori, i propri talenti. Che poi è alla base se non dell’eliminazione almeno della riduzione della violenza sulle donne.

Il RISPETTO e il VOLER BENE si costruiscono, sin da piccoli giorno per giorno, all’interno della famiglia negli ambiti educativi e scolastici abbattendo condizionamenti legati ad un’appartenenza di genere.

Condizionamenti di genere

Si è scritto tanto su come i condizionamenti legati al genere siano ben presenti ancora nei servizi educativi italiani e continuino a condizionare il modo in cui ciascuno costruisce la propria identità, le proprie scelte di vita, i corsi di studio e le professioni.

Su come il processo di costruzione dell’identità di genere abbia inizio, già prima della nascita, in famiglia con la proiezione di modelli e automatismi che i genitori operano nelle scelte per i loro figli e figlie (dalla scelta dei colori del corredino, scelta dei giocattoli da proporre, richieste fatte su come si dovrebbe comportare un maschio e una femmina).

” …un addestramento ai ruoli sessuali pervasivi è trasversale, che comincia fin dalla primissima infanzia, e che trova rinforzi all’interno del sistema mediatico e dell’industria culturale.”

(Nardone e Zanetti, rivista Bambini – novembre 2019)

La libertà innata nei bambini

Eppure chi lavora nei nidi vede e sa come i bimbi/e imparino ad indossare i ruoli di genere come divise, ma anche come nel gioco libero li sfidano destrutturandoli.

Impariamo dai bambini

Consapevoli che sia molto difficile liberarsi dagli stereotipi, crediamo però sia possibile riconoscerli e individuarli come qualcosa che non ci è dato in natura ma in cultura e impegnarci poi nella sua riformulazione.

Via libera al gioco libero, destrutturato e simbolico…affinché i bambini e le bambine possano imparare a conoscersi e a rispettarsi sperimentando le reciproche differenze.

gioco simbolico violenza donne

Uno spunto dal grande Gianni Rodari 

Dice Marzia Camarda nel suo libro «Una “savia bambina” Gianni Rodari e i modelli femminili» parlandoci di Gianni Rodari nella sua veste di giornalista oltre che di maestro e precettore…

Spazio affinché i bambini possano crescere e realizzarsi secondo i propri talenti; sforzo per imparare il mestiere di genitore (in maniera pragmatica, quasi come farebbe uno scienziato); confronto con gli altri; concezione del mondo come un luogo da cambiare, e da migliorare insieme ai figli: tutti questi elementi costituiscono la summa del pensiero didattico di Rodari e, insieme, il patrimonio civile che lo ha guidato nella concezione di un’architettura educativa fondata sull’uguaglianza, sulla libertà e sulla valorizzazione dei bambini, maschi e femmine, come individui che dovranno crescere armoniosamente e partecipare alla lotta per il progresso e per il miglioramento delle condizioni di vita di tutti”

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