I capricci: un mondo da capire

Se un bambino fa i “capricci” quelli che non si sentono propriamente “bene” sono sia il bambino che i genitori.

Questo perché’ il capriccio è un fenomeno relazionale.

E i capricci nascono proprio dentro la relazione, si muovono dentro la relazione e hanno come obiettivo quello di modificare qualcosa all’interno della relazione stessa.

Poiché’ durante il “capriccio” entrambe le parti sperimentano spesso un crescendo di frustrazione, rabbia, qualche volta angoscia, e non dimentichiamoci del senso di impotenza difficile da tollerare.

Vale la pena tracciare seppure a grandi linee dei punti esplicativi del fenomeno che possano aiutare ad orientarci.

CAPRICCI: UN PIANO ESPLICITO E UN PIANO IMPLICITO

I “capricci” si svolgono sempre su due piani:

  • esplicito: per l’adulto è il piano che rappresenta un pretesto sciocco (“basta, quante storie per una caramella!”), per il bambino invece la questione sembra assumere un’importanza assoluta. In realtà, per lui l’oggetto esplicitato di per sé è importate solo perché’ rappresenta altro, che si muove su un altro piano, quello implicito.
  • implicito, appunto: questo piano difficilmente è evidente (lo è per chi ha la giusta distanza per poter osservare e meglio comprendere). Il bambino cerca di farsi capire, ma lo fa malamente (non ha una grande esperienza di vita) e difficilmente riesce a farsi capire perché comunica spesso con modi rabbiosi, fastidiosi, prepotenti. Il tema implicito riguarda i bisogni fondamentali del bambino e ci dice molto della vita mentale e relazionale del bambino, dei genitori e della relazione fra i due.
capricci

QUALI SONO I BISOGNI E QUALI LE RISPOSTE POSSIBILI?

Quali sarebbero questi bisogni e come è possibile dare loro una risposta che superi il piano superficiale?

Come premessa bisogna dire che bisogna cercare di non farla troppo lunga.

E conviene fornire risposte chiare, orientate a rassicurare e soddisfare il piano implicito, senza eccedere in spiegazioni e rinegoziazioni infinite.

RICHIESTA DI AFFETTO

Il bambino sente di aver bisogno di un segno tangibile dell’amore dell’adulto.

Perché può essere un momento in cui il genitore è particolarmente distratto da altre preoccupazioni.

Oppure perché è in arrivo un altro figlio.

O ancora perché il bambino si sente “in colpa” per qualcosa che è successo.

E se l’oggetto del capriccio sono le caramelle dell’esempio sopra, prendiamo un bel respiro, calmiamoci e forniamogli una risposta oggettiva del tipo: non possiamo spendere per queste cose, oppure abbiamo paura che possano fare male…

Ma premuriamoci, una volta passato il “capriccio”, di fargli capire che gli si vuole bene sul serio mostrando interesse per le sue esperienze e sentimenti.

capricci

VOGLIA DI SENTIRSI “GRANDE”

Il bambino sente il bisogno di sentirsi ” grande”, soggetto attivo delle proprie esperienze, non sottomesso dalla prepotenza degli altri, genitore compreso.

Perché ha bisogno di capire quali sono i limiti del suo potere all’interno della relazione.

Forse sarebbe utile creare delle situazioni in cui il bambino possa effettivamente esercitare questo potere.

Ad esempio scegliere in quale giardinetto andare, che regalo fare alla nonna o a un fratellino in arrivo.

capricci

RICHIESTA DI CONTENIMENTO

Il bambino può sentirsi angosciato se l’adulto di riferimento si dimostra fragile, insicuro… sentire l’adulto ” ai propri piedi” può essere molto spaesante! 

Ecco che il bambino potrà assumere atteggiamenti dispotici che renderanno la situazione ancora più ingestibile.

Nei giorni successivi sarebbe bene che l’adulto fornisse poche e chiare regole restando fermo nel farle rispettare.

E qualora l’adulto fosse in difficoltà per situazioni “emergenziali” quali una malattia, un lutto… può chiedere sostegno all’altro genitore.

RICERCA DI AUTONOMIA

Qui parliamo del bisogno di essere emancipato, di avere un certo grado di autonomia dall’adulto.

Anche qui c’è il bisogno di sentirsi ” grande”, nel senso che posso fare da solo.

Attenzione nei giorni successivi a ridefinire il confine tra l’adeguata dipendenza e l’adeguata autonomia.

Alternando magari momenti in cui vengono riconosciute e valorizzate le capacità di autonomia a momenti in cui lo coccola e accudisce.

IL “CAPRICCIO” UN MEZZO PER CONOSCERE MEGLIO IL BAMBINO

Abbiamo elencato solo alcuni punti ma se ne potrebbero sicuramente aggiungere molti altri.

Ma questi sono solo alcuni esempi che possono far comprendere come sia fondamentale analizzare cosa c’è “sotto” ad un “capriccio” per conoscere meglio il proprio bambino così da potergli comunicare che lo si è compreso, che lo si prende sul serio e che ci facciamo carico del suo bisogno.

Questo può costituire un valido aiuto per aiutarlo a trovare in sé stesso, le proprie risorse e ad attivarle.

Articolo creato 26

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articoli correlati

Inizia a scrivere il termine ricerca qua sopra e premi invio per iniziare la ricerca. Premi ESC per annullare.

Torna in alto